sabato , 23 Novembre 2024
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Niente di nuovo sul fronte occidentale…

Niente di nuovo sul fronte occidentale…

 

 

 

Dopo aver letto l’ennesimo bollettino di guerra dell’Istat sulla povertà in Italia, il richiamo al titolo del bellissimo libro di Erich Maria Remarque sorge spontaneo. Non c’è niente di nuovo all’orizzonte. Non c’è limite verso il baratro. Le famiglie con figli, in particolare quelle con più figli, sono sempre più povere. La fascia 0-17 anni anche quest’anno è diventata sempre più povera. E’ come se l’Italia, in maniera autolesionistica, continuasse a punire quella fascia della popolazione che più di altre garantisce il futuro del nostro Paese.

Ma il problema più grande non è tanto il dato, ma è l’indifferenza a questo dato.

Ci aspetteremmo una levata di scudi, un dibattito sui giornali e sui social media, i partiti che si precipitano a fare proposte. Niente. Silenzio assoluto. Solo un fastidio, quasi come se la colpa è di chi denuncia questi dati.

L’anno scorso, più o meno di questi tempi, presentavamo all’Osservatorio una relazione avente come titolo “Relazioni tra povertà e demografia e possibili interventi“, in cui denunciavamo l’impatto devastante della povertà sulla demografia del nostro paese. La nascita del figlio rappresenta la seconda causa di povertà dopo la perdita del lavoro del capofamiglia. Se abiti al sud e hai 3 o più figli minori, hai più del 50% di vivere al di sotto della fascia di povertà relativa.

A distanza di un anno, i grafici di quella relazione devono essere tutti rivisti. In peggioramento.

Aggiorniamo qui di seguito il grafico che rappresenta la percentuale di famiglie che vive in povertà assoluta, suddivisa per numero di componenti:

 

 

Come sarà il 2022? Con l’assegno unico, ci sarà una parziale rettifica? In realtà già il 2021 risente degli effetti (evidentemente limitati) dell’assegno temporaneo. Ne riparleremo l’anno prossimo.

Nel frattempo, auspichiamo quanto da tempo andiamo ripetendo.

Per invertire il trend di denatalità, bisogna investire sulle famiglie numerose. Togliendole innanzitutto dal limbo dell’assistenzialismo, conseguente alla sempre maggiore povertà che le caratterizza. Per farle diventare un modello a cui deve ambire la nazione, riprendendo quanto dichiarato da Enrico Letta agli Stati Generali della Natalità: Obiettivo terzo figlio per il Paese.

Anche perchè, per la famosa ‘media dei polli di Trilussa’, se la percentuale di donne che non hanno figli è raddoppiata dall’11% al 22%, solo aumentando le famiglie numerose si riesce a mantenere un equilibrio demografico. Ma le famiglie numerose sono sempre di meno…

Per raggiungere l’obiettivo ‘terzo figlio’, non basta l’assegno unico, che deve essere comunque rivisto alla luce delle limitazioni che riguardano ancora alcune famiglie con più figli. Sono necessarie politiche tariffarie e fiscali che premino la numerosità dei nuclei. E’ fondamentale revisionare completamente l’ISEE, le cui scale di equivalenza sono penalizzanti per le famiglie numerose. E’ necessario il rilancio della Carta Famiglia, scaduta nel 2021, utilizzando come modello quello dei paesi in cui funziona con grande successo. Sono necessarie politiche di conciliazione adeguate, ma anche politiche locali attente alla famiglia, come ad esempio perseguono i comuni aderenti al Network dei Comuni Amici della Famiglia.

Da dove cominciamo?